Noventa Vicentina (da “nova entia”: nuove terre), un Centro del Basso Veneto tra i Colli Berici e gli Euganei, già caratterizzato dalla presenza umana in epoca preistorica e densamente abitato in età romana, ricorda nel proprio nome la preziosa opera di bonifica attuata dopo le disastrose alluvioni dell'età longobarda che modificarono profondamente il territorio.
In questa pagina:
Coinvolta duramente nelle lotte tra i Comuni e l'Impero, come tutto il Vicentino, Noventa, che dal 1404 era entrata a far parte della Serenissima Repubblica di Venezia, trova nel secolo successivo, dopo la conclusione delle travagliate vicende legate alla Lega di Cambrai (1508), le condizioni che le permettono di svilupparsi economicamente e socialmente.
Nel clima di ritrovata tranquillità numerose famiglie della nobiltà veneziana, spinte dalla crisi nei traffici marittimi alla ricerca di nuovi sbocchi per i loro capitali, si indirizzano verso gli investimenti agricoli e si stabiliscono in campagna realizzando, al centro di vastissimi possedimenti, splendide ville.
A Noventa, facilmente raggiungibile da Venezia lungo la via fluviale che fa capo al porto di Caselle, arrivano per primi i Barbarigo, cui faranno seguito i Manin, i Loredan, gli Zenobio.
Si legge in “Cenni Storici di Noventa Vicentina” di Apollonio Maggio (1893):
“Fino dal secolo XV la nobile famiglia Veneta dei Barbarigo comperava in Noventa di molte case e di moltissimi poderi, formando così nel corso di due secoli vastissime possessioni. Esiste nell’Agenzia dei Padri Armeni un atto in cui si dice, che il 12 ottobre 1497 Andrea Barbarigo acquistò una casa con poca terra…; ed altro del 25 ottobre 1540 comprovante che Giacomo Barbarigo fece acquisto dai fratelli Reale di una casa con piccionaia (presso la Chiesa dei Ss. Vito e Modesto) cinta da mura…
…Ma quest’umili case mal s’addicevano a venete Eccellenze; e perciò il signor Andrea volle erigere un palazzo rispondente alla grandezza della sua famiglia.
Era allora morto il vicentino architetto Andrea Palladio, lasciando così vasta orma di sé… Io mi credo che la fama e le opere di questo grande abbiano indotto il Barbarigo ad edificarlo in quello stile e ne commettesse il disegno ad un allievo dello stesso Palladio… nel catastico di Casa Rezzonico però sta scritto: «Un palazzo disegno del Palladio in quattro soleri».
Pertanto i Barbarigo, con atto notarile, danno l’incarico di erigere la villa in Noventa a un certo mastro Venturin muraro “…1588 adì 25 Novembre. Si dechiara per il presente schritto qualmente il Clar.mo S.r Andrea Barbarigo da a far il suo palazzo in Noventa a mastro Venturin muraro …”
Continua monsignor Apollonio Maggio “Sono d’avviso che la data 10 agosto 1590 scritta tosto sotto il contratto in carattere diverso, attesti l’opera compiuta. Al postutto però possiamo asserire che il 1616 il palazzo era perfetto e decorato”.
La villa rispondeva essenzialmente a due esigenze: la ricerca dell'utile attraverso l'attività agricola (ed ecco l'ampia "piazza agraria" racchiusa dal porticato) e la celebrazione della "gens" (ricordiamo che i Barbarigo sono una famiglia dogale, in quanto prima Marco dal 1485 al 1486 e poi Agostino dal 1486 al 1501 furono Dogi).
Ne risulterà un complesso (villa padronale, barchesse, colombare) destinato a divenire, contemporaneamente, centro propulsore di attività agricole, simbolo del prestigio e delle fortune economiche dei committenti, oltre che nodo urbanistico attorno al quale venne organizzandosi nei secoli l’abitato di Noventa.
Qui tutto concorre a glorificare la famiglia Barbarigo: dall’imponenza dell’architettura, alla facciata scenografica e inquadrata da due ali di portici, fino al vastissimo ciclo di affreschi che copre una superficie di circa 430 mq.
Passaggi di proprietà: Barbarigo-Loredan-Rezzonico - Pindemonte-Rezzonico - Padri Mechitaristi di San Lazzaro in Venezia - ora Comune di Noventa.
Caratteristiche architettoniche
La facciata anteriore
La Villa Barbarigo si sviluppa in altezza per quattro piani. Quello terreno, quasi uno zoccolo ideale interrotto solo dalle due scale del pronao, sostiene il piano nobile, destinato alla vita pubblica, e il secondo piano, riservato a quella privata.Alla sommità, l'abbaino. Nelle ali un colonnato tuscanico ritma il piano nobile e sostiene il secondo, a sua volta scandito da quattro finestre cui fanno da contrappunto, nell'ultimo piano, tre finestre a rettangolo.
Il corpo centrale si presenta compatto in tutto il suo sviluppo verticale. La loggia, tuscanica sotto e ionica sopra, è coronata da un frontone.
La facciata posteriore.
I tre corpi di fabbrica che sporgono dal prospetto posteriore, quello centrale occupato dalle scale che collegano i vari piani, e quelli laterali dai servizi, risalgono alla fine dell'Ottocento. Anche in origine la tromba delle scale si trovava al centro, ma non ne conosciamo struttura e volume.
I fianchi.
I fianchi, di ridotta profondità, fanno pensare, per la asimmetrica distribuzione delle aperture, a tempi diversi di esecuzione. Il pronao fu probabilmente aggiunto in un momento successivo.
Le barchesse.
Le barchesse, ritmate dalle robuste colonne tuscaniche che reggono la trabeazione, appaiono opera di un architetto esperto e sicuro. Molto probabilmente ospitavano le abitazioni dei dipendenti della tenuta.
Le torri-colombare. A nord, un basso fabbricato oggi scomparso, attestato in un disegno del 1622, collegava le due torri-colombare.
La Decorazione Pittorica
Il vastissimo ciclo di affreschi, in origine esteso per 430 mq., è riconducibile a un ben preciso programma iconografico tendente a celebrare le glorie e i fasti della famiglia Barbarigo. Questa funzione appare particolarmente evidente nel piano nobile, destinato a funzioni di rappresentanza. Qui, nella sala a crociera che si apre sull'ingresso, appaiono, racchiusi tra finte colonne sotto il soffitto in legno con travi dipinte, episodi di guerra, eroiche imprese, sanguinose battaglie che ebbero i Barbarigo quali protagonisti.
Nelle sale minori, oltre alla rappresentazione di vicende militari troviamo figure allegoriche celebranti la Pace, l'Abbondanza, la Sapienza, lo splendore del Nome, la fama, la Fortuna; in due sale che da essi prendono nome, si trovano i ritratti dei Dogi Marco e Agostino Barbarigo.
Gli affreschi della saletta a sinistra dell'ingresso sono stati attribuiti ad Antonio Vassillacchi detto l'Aliense, quelli della sala a destra ad Antonio Foler, esecutore, assieme a collaboratori dell'Aliense, di quasi tutti gli affreschi della sala crociata di ingresso.
Gli affreschi del secondo piano esprimono un gusto ricco di reminiscenze classiche, evidente nella riproposizione di alcuni tra i più celebri miti greci, quali Venere e Adone, Perseo e Andromeda, il Giudizio di Paride, Diana e Attone.
Il salone, che conserva lo splendido pavimento originale in cotto, racchiude a meridione, nella ideale, trama architettonica che scandisce le pareti, due possenti figure che rappresentano Atena e Marte, attribuite, al pari della scena raffigurante Apollo e le Ninfe, a Luca Ferrari da Reggio. Scoperti e restaurati fra il 1955 e il 1957, gli affreschi risultano danneggiati da interventi ottocenteschi.
Lettura degli affreschi - piano primo
A) sala a crociera;
B) sala del doge Marco;
C) sala del doge Agostino;
D) sala della battaglia alla Motta di Livenza;
E) stanza degli Ambasciatori e dei Cardinali;
F) stanza del Cardinale Barbarigo;
G) sala della dea Diana.
A - Sala a crociera
1-braccio principale: secondo affresco a destra: Nicolò Barbarigo, a capo dell'esercito veneziano, si dirige verso la città di Zara mettendo in fuga le schiere del Re d'Ungheria (1346).
2-braccio laterale est: Nicolò Barbarigo conquista Zara, città sottoposta al Re d'Ungheria (1346).
3-braccio principale: primo affresco a destra: Giovanni Barbarigo libera dalle catene la futura Regina d'Ungheria (1387).
4-braccio laterale est: Giovanni Barbarigo viene creato cavaliere da Maria Regina d'Ungheria (1388).
5-braccio principale: secondo affresco a sinistra: Jacopo Barbarigo, provveditore in Morea, attacca Patrasso, occupata dai Turchi, per ricongiungerla al dominio veneziano (1466).
6-braccio laterale ovest: Jacopo Barbarigo, ferito, viene catturato dai Turchi giunti di rinforzo per difendere Patrasso (1466).
7-braccio principale: primo affresco a sinistra: La battaglia navale di Lepanto, nella quale Agostino Barbarigo (Provveditore generale da mar) comandava l'ala sinistra della flotta cristiana (1571).
8-braccio laterale ovest: La morte di Agostino Barbarigo, ferito da una freccia nell'occhio sinistro durante la battaglia di Lepanto (1571).
9-soffitto del braccio est della sala a crociera: Apollo ed Ercole.
10-soffitto del braccio ovest della sala a crociera: Gloria di putti.
11-sovrapporte della parete destra del braccio principale: Nicolò e Giovanni Barbarigo.
11a :Giovanni
11b :Nicolò
12-sovrapporte della parete sinistra del braccio principale: Jacopo e Agostino Barbarigo.
12a :Agostino
12b :Jacopo
B - Sala del doge Marco Barbarigo
13-parete sud: Ritratto del doge Marco Barbarigo (1485-86).
14-parete est: Allegoria della Pace.
15-parete ovest: Allegoria: la Pace, trionfante, con una torcia, distrugge le armi.
16-parete nord: Allegoria dell'Abbondanza, benefica conseguenza della politica di pace.
17-sovrapporta sulla parete nord: Allegoria della vera Sapienza.
18-sovrapporta sulla parete ovest: Allegoria dell'Obbedienza.
19-sovrafinestra sulla parete est: Allegoria conosciuta con il titolo “Lo splendore del nome”.
20-sovrafinestra destra della parete sud: Figura allegorica di incerta significazione.
21-sovrafinestra sinistra della parete sud: Allegoria della Prudenza.
C - Sala del doge Agostino Barbarigo
22-parete sud: Ritratto del doge Agostino Barbarigo (1486-1501).
Nella stanza dedicata ad Agostino migliore è la qualità pittorica degli affreschi. La critica attribuisce la decorazione della stanza al Vassillacchi, che si è ritratto in veste di lavoro in un angolo della parete nord.
23- angolo sud-ovest: Probabile ritratto dell'unico figlio maschio di Agostino, Francesco, che gli premorì.
24-parete est: Venere.
25-parete ovest: Cerere, dea delle messi.
26-parete nord: Minerva, dea della Sapienza.
27-sovrapporta sulla parete nord: Allegoria della Sapienza.
28-sovrapporta sulla parete est: Allegoria che raffigura la preveggenza degli eventi lontani.
29-sovrafinestra sulla parete ovest: Allegoria della Fama.
30-sovrafinestra destra sulla parete sud: Allegoria della Fortuna.
31-sovrafinestra sinistra sulla parete sud: Allegoria della Guerra.
32-angolo nord-est della parete nord: Autoritratto del Vassillacchi, detto l'Aliense.
D – Stanza della battaglia alla Motta di Livenza
Per quanto possibile vedere nonostante le scalpellinature, è opera di autore cospicuo. La qualità pittorica e compositiva di tali affreschi, databili alla prima metà del 1600, sembra eccellente.
33-parete est: Scena di battaglia fluviale (Livenza, 1411).
34-parete sud: Bernardo Barbarigo fa eseguire opere di difesa per una città conquistata (1487).
35-parete ovest: Un Barbarigo, procuratore della Repubblica, prende il comando di una flotta (1367).
36-37-38-sovrapporte: Guerrieri (di eroiche dimensioni).
E – Stanza degli ambasciatori e delle quattro stagioni
Stanza dei cardinali e delle divinità antiche
39-parete ovest: Un ambasciatore Barbarigo è ricevuto da un Re.
40-parete sud: Un ambasciatore veneziano.
41-parete nord: Allegoria dell’Europa.
42-sovrapporta sulla parete ovest: Allegoria dell’Asia.
43- sovrapporta sulla parete sud: Allegoria dell’America.
44-parete sud: Il cardinale Gregorio Barbarigo alla presenza del Papa (beatificato nel 1761 e santificato nel 1960).
45-parete est: Trofeo con strumenti musicali e simboli ecclesiastici.
46-47-48-49-50-sovrapporte e sovrafinestre: Gli dei dell’Olimpo: Marte, Saturno, Diana, Mercurio, Venere con Cupido.
F – Stanza del cardinale Barbarigo
51-parete sud: Un cardinale Barbarigo in conversazione.
52-parete est: Un ambasciatore Barbarigo presso un Re spagnolo.
53-parete ovest: Una donna è condotta in presenza di un comandante Barbarigo.
54-sovrapporta: Allegoria del Tempo.
55-parete nord: Un comandante Barbarigo con navi sullo sfondo.
G – Sala della dea Diana
Gli affreschi di questa stanza, che in origine era divisa in due sale minori, sono molto rovinati e non hanno subito restauro. È ancora evidente la linea di cesura dell'originale parete divisoria e la diversità dei due soffitti.
56-parete sud: Scene con un cardinale Barbarigo.
57-parete ovest: La dea Diana con una ninfa.
58-parete nord: Paesaggio con fauno.
Lettura degli affreschi piano secondo
H) sala Paradiso
59-60-parete sud: Marte, Minerva.
61-parete est : gruppo incorniciato da una finta porta e sovrastato dallo stemma Rezzonico: Diana e Atteone.
62- parete est: Stemma nobiliare dei Rezzonico con la scritta «si deus pro nobis».
Soffitto:
Al centro del soffitto della sala Paradiso campeggia una tela del Giacomelli raffigurante « Il Tempo che scopre la Verità» (1891-93).
I - Sala del pastore con flauto
63- parete ovest: Donne che stanno contando del denaro
64- parete sud: Pastore con flauto
L – Stanza dei miti greci
66- parete ovest: Il giudizio di Paride.
67- parete nord: Perseo e Andromeda.
68- parete sud: Venere e Adone.
69- parete est: Frammento: scena mitologica.
M – Salotto detto del Fogazzaro
72-73-74-75-76-77- pareti: Sei divinità. Le sei divinità dell'Olimpo risultano molto ridipinte ad olio. Anche per questi lavori non è stata avanzata alcuna ipotesi attributiva.
Da: Colla-Losa-Muraro,
La Villa Barbarigo di Noventa Vicentina, Comune di Noventa Vicentina.
Nell'ambito del progetto promosso dal GAL Terra Berica per il centenario della scomparsa dell'autore vicentino A. Fogazzaro è stata realizzata una Pubblicazione dal titolo "Antonio Fogazzaro e la Villa Barbarigo".
Si tratta di una guida redatta in tre lingue, disponibile sia in forma cartacea che in formato e-book.
In allegato la guida scaricabile.